Descrizione
"Il Comune di Braone, in seguito alle mostre e alle esposizioni di manufatti della Pro-loco avvenute in questi ultimi anni, finalizzate alla valorizzazione del lavoro degli scalpellini, ha deciso di attivarsi per realizzare la “Via della pietra”, progetto finanziato dalla CMVC (Parco dell’Adamello) e dalla CEE (Fondi obiettivo 2) che prevede l’allestimento di tre siti inerenti la lavorazione della pietra denominati: cava naturale del (torrente) Palobbia, cava del Dosso degli Areti e cava di Piazze. Tale progetto, di carattere storico-culturale presenta un percorso didattico-museale ,avendo lo scopo di far conoscere i luoghi più significativi attorno ai quali si è svolta per secoli l’attività dei “pica-préde” e per valorizzare il territorio e le tradizioni.
Mentre l’allestimento dei siti del Dosso degli Areti e di Piazze è in fase di completamento ,il sito della cava naturale del Palobbia, ora denominato “Parco Palobbia”, è già stato inaugurato in occasione della giornata “del Bene e del Bello” del 2008 . Tutto ciò è stato voluto dalla Comunità di Braone per ricordare il lavoro degli spaccapietre che operano già dal Rinascimento se non dal Medioevo, per riscoprire e mettere in risalto la bellezza dei manufatti artigianali e artistici, soprattutto in granito dell’Adamello , e per risvegliare l’interesse delle giovani generazioni nei confronti di questa importante attività.
Il lavoro degli scalpellini, presso tutti i popoli e in tutti i tempi è sempre stato apprezzato o perlomeno incentivato sia per l’utilizzo pratico della pietra sia per gli aspetti architettonici. Non c’è bisogno di cercare nelle nostre reminiscenze scolastiche, e cioè nella storia degli antichi Egizi o degli Inca o dei Greci o dei Romani, per affermare il valore del lavoro di questi artigiani-artisti , umilissimi perché, nonostante le fatiche e i pericoli, non hanno quasi mai “inciso” il proprio nome nella storia. A Braone non si conoscono i nomi di scalpellini vissuti prima del XX secolo, tuttavia testimoni della loro abilità resistono molti manufatti e nel testo ”Sulla via del granito” di Belotti e Tognali, con riferimento ai partali di Braone si legge testualmente.”….si tratta di cospicue opere d’arte, realizzate in un periodo compreso tra l’inizio del 1500 e la fine del 1600(alcune sono datate nel XV° sec) dagli esperti scalpellini che numerosissimi hanno operato fino alla metà del secolo scorso nel paese e nelle vicine comunità di Ceto e di Niardo. Senza nulla togliere ai numerosi portali di granito distribuiti in diversi paesi della Valle Camonica, sicuramente quelli di Braone sono i più antichi e architettonicamente più rilevanti dell’intero territorio”. Oltre ai portali possiamo presentare un elenco lunghissimo di manufatti nell’edilizia(pietre d’angolo, spallette ,travi, pilastri, colonne , mensole ecc) ,nell’arredo urbano(fontane, portali, scalinate, cordoli, paracarri ecc), e ancora: caminetti, lavelli, pavimenti ,cippi cimiteriali ecc.
Perché vi è stata quella forte produzione di granito lavorato fino alla metà del secolo scorso e poi si è quasi del tutto fermata?
Dopo la metà del ‘900 con la trasformazione dell’economia italiana da agricola-artigianale ad industriale il lavoro dello scalpellino quasi scomparve sia per la fuga della manodopera giovanile verso attività meno faticose e più remunerative sia per l’utilizzo di altri materiali nell’edilizia(cemento ,ferro, ,plastica, laterizi ecc.). Nei secoli passati, sicuramente fino al secolo XX° , prima che si sfruttasse la cava di Piazze, gli artigiani della pietra lavoravano soprattutto il granito dell’Adamello, che veniva recuperato nell’alveo del Palobbia, torrente che attraversa l’abitato di Braone. Infatti questo corso d’acqua ha sempre avuto una notevole importanza fin da quando si è insediato il primo nucleo urbano , sicuramente nel Medioevo, non soltanto perché ha fornito forza motrice ai mulini ,alle segherie e alle fucine , e ha provveduto all’irrigazione dei terreni agricoli delle sue sponde, ma è stato fonte rinnovabile di materia prima per gli scalpellini, date le frequenti alluvioni che trasportavano a valle enormi massi. Pertanto ,se nel 1984 il Comune nell’adottare lo stemma municipale ha voluto inserire nello stesso , oltre alle famose monete d’oro del tesoro di Braone, simboli come il torrente Palobbia e i portali delle antiche corti, se da qualche anno la Pro-loco promuove iniziative per far conoscere il lavoro degli scalpellini, agli Amministratori pubblici attuali sembrò doveroso attivarsi per il restauro e la costruzione di quei siti facenti parte integrante del progetto della “Via della pietra”. Ecco nascere l’idea di un parco individuando il sito sulla sponda sinistra del torrente Palobbia in un terreno non utilizzato, che la società elettrica Edison ha gentilmente messo a disposizione. Per cui, oltre al recupero ambientale, si è provveduto a dare dei servizi ai cittadini e ai visitatori. Tali servizi sono rappresentati dai parcheggi ,dall’illuminazione autonoma, dagli spazi di relax con arredi e dai pannelli didattici con fotografie e didascalie. Sono pure degni di nota i particolari paesaggistici come i muri antialluvione e le varie strutture di arredo in gabbiature di ferro non verniciato né zincato ma allo stato naturale contenenti ciottoli di scarto, i lampioni con pannelli fotovoltaici ben inseriti nell’ambiente e senza nessun impatto ambientale e un simpatico ruscello costruito con massi di granito di media grandezza arrotondati dal torrente.
Questo progetto, dell’arch. Bonfadini Giancarlo figlio di un ex scalpellino, è stato realizzato, come già detto in un precedente passaggio, per non dimenticare e per attivare nei giovani l’interesse nei confronti di un mestiere antico che sembra, per fortuna , non debba scomparire , anche se oggi dei circa 150 addetti della metà del secolo scorso ne rimangono in attività solo una decina. L’intento dell’Amministrazione Comunale sicuramente non si fermerà col completamento dei siti, ma cercherà di sviluppare ulteriormente quello che ormai si identifica come il simbolo per eccellenza di Braone: la pietra e lo scalpellino, per cui sono già in divenire propositi per la creazione di una scuola per “pica préde” e per la realizzazione di un museo all’aperto dove potranno trovar posto numerosi manufatti soprattutto di granito dell’Adamello."
Braone 27/01/2009, Prandini Rino.